Brescia, Palazzo Salvadego. Chiamato anche “palazzo della Fabbrica”, risulta già edificato nel XV secolo su un nucleo trecentesco, fu poi ricostruito da Giovan Battista e Antonio Marchetti nel XVIII secolo. Originariamente apparteneva alla famiglia Martinengo di Padernello, importante, molto numerosa, con quindici rami, grandi proprietari terrieri e di numerosi castelli su tutto il territorio.
La residenza fu bombardata nel marzo 1945 e in seguito ricostruita più volte. Una sua meraviglia si è conservata fino ad oggi ed la cosiddetta “Saletta delle nobili dame” realizzata su commissione di Girolamo Martinengo tra il 1539 e il 1543 quando ampliò il palazzo in vista del suo matrimonio con la contessa Eleonora Gonzaga. Le nozze furono celebrate il 4 febbraio 1543 nel Palazzo Ducale di Venezia.
Lui aveva vent’anni, appena tornato da Zara, dove si distinse per gli scontri contro gli Ottomani. Lei era la figlia del duca di Sabbioneta Ludovico e di Francesca Fieschi, sorella minore di Giulia, moglie di Vespasiano Colonna e contessa di Fondi. Il matrimonio fu di breve durata. Il 10 agosto 1545 Eleonora morì di parto, insieme con il figlio neonato. L’aria cupa dei Martinengo torna a colpire i membri della famiglia e il palazzo.
Si tratta di una camera immersiva, completamente decorata dagli affreschi che rappresentano otto gentildonne appartenenti alla famiglia Martinengo, ritratte a mezza figura e con parte del busto immerso nel paesaggio che fa da sfondo. Su tutte le pareti è raffigurata una balaustra sulla quale si affacciano le nobildonne, quasi a creare un dialogo illusorio con lo spettatore. Interamente decorati anche la volta e i costoloni. Un effetto di “camera totale” come le precedenti “camera picta” di Mantegna e le soluzioni di Giulio Romano a Palazzo Te. Le dame mostrano una vasta ricchezza di delle vesti, tutte diverse, e una tale attenzione per i tratti fisiognomici che farebbe escludere una loro idealizzazione.
L’autore è il bresciano Alessandro Bonvicino detto il Moretto, la cui famiglia – di modesti pittori – era originaria del bergamasco. La sua formazione è però tutta bresciana sulla scia di Vincenzo Foppa con uno sguardo attento alle novità venete di Lotto e Tiziano e ai modelli fiamminghi. Entro il 1520 infatti compie un viaggio nel Veneto. Morirà nel 1554.
Bibliografia: Pier Virgilio Begni Redona, Alessandro Bonvicino: il Moretto da Brescia, Brescia, Banca San Paolo di Brescia, 1988
Immagine: Camera delle gentildonne, Moretto 1539-1543 (Palazzo Salvadego – Brescia) | Fonte: giornale di Brescia