La Mantova di Antonio Maria Viani. Metamorfosi, spettacoli e costruzioni

1591. Sul libro dei viaggi del tipografo belga Theodor de Bry appaiono le prime raffigurazioni dei costumi e delle tradizioni dei nativi americani. Si conosceva un altro pezzo di mondo mentre in tutte le corti le parole d’ordine erano stupore e teatro.

Mantova, 1592. Dopo un’esperienza di cinque anni a Monaco presso il duca Guglielmo V di Baviera arriva in città il cremonese Antonio Maria Viani, architetto, pittore e scenografo. Tre anni dopo riceve l’incarico e ruolo di Prefetto alle fabbriche ducali che mantenne fino alla morte avvenuta nel 1630 che segnava anche l’epilogo delle glorie dei Gonzaga. Ha partecipato ai cambiamenti architettonici ma anche politici del Palazzo seguendo le imprese e le ambizioni degli ultimi quattro duchi: Vincenzo I, poi i suoi figli Francesco IV, Ferdinando e Vincenzo II.

VIANI SOLIDO. Il Palazzo Ducale, nei suoi 35 anni di servizio, si compone di altri luoghi specifici. Nel 1595, lungo il muro del Giardino del Baluardo, viene ricavata la Galleria delle Metamorfosi e qui troverà spazio la collezione scientifica di Vincenzo. Dal 1601 interviene sulla fabbrica di Corte Vecchia realizzando la Sala degli arcieri e gli spazi privati del duca Vincenzo. E poi la Galleria della Mostra e il Logion Serato o Lozone de’ quadri – che nel 1602 è ancora aperta e chiusa probabilmente nel 1614.  A lui si deve la definitiva comunicazione dei diversi ambienti del Palazzo attraverso un sistema di corridoi che riprendeva la funzione di quelli medicei. Viani lavora anche in contesti esterni alla corte. In ambito religioso: si occupa della cripta nella Chiesa di Sant’Andrea, realizza le chiese di San Maurizio e di Sant’Orsola, quest’ultima per Margherita sorella di Vincenzo. Fuori città prosegue la costruzione della Palazzina di Bosco Fontana – avviata alla fine del Cinquecento dal cremonese Dattari – e la sfarzosa Villa a Maderno sul Garda per Vincenzo, in realtà mai abitata. Quasi di fronte alla casa di Giulio Romano, realizza il Palazzo Guerrieri Gonzaga che nel Cinquecento appartenne Guerrieri, originari di Fermo.

VIANI EFFIMERO. Essere prefetto alle fabbriche voleva dire occuparsi anche degli apparati effimeri – pitture e architetture – per gli spettacoli e le cerimonie sacre e profane. Già nel 1595 – anno della nomina – la firma del Viani è presente sulle note di spesa e sugli ordini di pagamento per allestire una barriera nel cortile della Mostra, per il teatro di corte e la costruzione di un catafalco per le esequie del duca di Nevers. Così Viani ha preparato, in modo tecnico e creativo, per gli oltre trentanni di carnevali, giostre e tornei. Di lui non c’è rimasto un singolo disegno o bozzetto della sua attività che doveva comunque comunicare il gusto per gli artifici di prospettiva, i giochi ottici, gli elementi del paesaggio e quello bizzarri. Affascinante ma ancora tutta da definire, perché non convalidato dai documenti, la realizzazione dei due teatri, quello di corte e dei comici, quest’ultimo già in funzione nel 1609.

VIANI PITTORE. L’attività meno nota di Viani è quella di pittore. Nel 1593 realizza insieme ad Ippolito Andreasi gli affreschi del catino absidale del Duomo di Mantova. Per la chiesa di Sant’Orsola realizza la pala La Vergine presenta Santa Margherita alla Santissima Trinità. Posta sull’altare sinistra nel 1619, è un’opera dalle notevoli dimensioni – 450×374 cm – che mostra, rispetto agli esordi della carriera, una tavolozza più fredda, una grande regia della luce e un’impostazione spaziale più ardita. La tela è firmata e datata 1619, un anno dopo la morte di Margherita.

Questa è la città spettacolare che avrebbe abitato Rigoletto, il personaggio inventato da Verdi e in fondo trasposizione italiana del vero Triboulet.

Bibliografia: Claudia Burattelli, Spettacoli di corte a Mantova tra Cinque e Seicento, Casa Editrice Le Lettere, 1999 | Raffaella Morselli, Le collezioni Gonzaga. L’elenco dei beni del 1626-27, Silvana Editoriale 2000 | Stefano L’Occaso, Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Catalogo generale delle collezioni inventariate. Dipinti fino al XIX secolo, Publi Paolini 2011

Immagine: Antonio Maria Viani offre a Margherita Gonzaga il modello della Chiesa di Sant’Orsola, 1618-20 (olio su tela, Palazzo Ducale di Mantova). Particolare

Le residenze suburbane di Mantova al tempo di Giulio Romano

Mantova, fine dell’anno 1526. Iniziano i lavori al cantiere di Palazzo Te. Giulio Romano non è alle prese con una assoluta novità. Le ville suburbane erano già presenti più o meno distanti dal cuore politico della città. La prima fu costruita nel 1506 appena al limite della terza cerchia e di fronte all’isola dove sorgerà il Palazzo Te. Si tratta del Palazzo di San Sebastiano, realizzato per volere di Francesco II Gonzaga sotto la regia dell’architetto e ingegnere Girolamo Arcari. Svago, distanza dal Palazzo Ducale, difesa e bastioni. Lo stesso che nel 1508 sulle rive del lago di Mezzo la villa di Poggio Reale allo scopo di fare ricevimento, portare gli ospiti e godersi l’affaccio naturale. Abbandonata e distrutto nel 1723. Le altre residenze extra urbane, più distanti dalla città, sono quelle di Gonzaga, Marmirolo (le preferite di Federico II) e Pietole. Quest’ultima è presente negli elenchi di Stivini con 13 camere. Tutte sono state realizzate con mattoni seguendo la tradizione e il materiale locale. Le decorazione pittoriche e i nomi delle camere si richiamano come una costellazione di corrispondenze. Cavalli, cani, imprese, mappamondi e i cicli dei trionfi che inneggiano alla genealogia dei Gonzaga e al mondo classico. Famiglia, svago e potere. Palazzine di piacere che costituiscono il modello per le seicentesche La Favorita e Palazzina di caccia di Bosco Fontana.

Bibliografia: Giulio Romano e l’arte del Cinquecento, a cura di Ugo Bazzotti, Panini 2014

Immagine: Palazzo di San Sebastiano 

A Mantova per sentirsi impressionisti

Mantova città perfetta per vedere la sovrapposizione tra Medioevo e Rinascimento e poi i molti altri stili che si sovrappongono come stratificata Torta Elvezia. Ma se vi dicessi che è anche una perfetta meta per pittori? Vi consiglio alcuni luoghi per sentirvi MonetContinua a leggere “A Mantova per sentirsi impressionisti”