Anna Isabella di Guastalla. Il ducato restituito e l’appartamento che porta il suo nome

Mantova, luglio 1671. La sedicenne Anna Isabella Gonzaga si sposa con Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers ovvero quello che sarebbe stato l’ultimo duca di Mantova. Lei però non sarebbe stata l’ultima duchessa perché il duca si sposò ancora prima del tracollo finale. Anna Isabella era la figlia di Ferrante III Gonzaga, conte di Guastalla, e Margherita d’Este. Porterà in dote i diritti sul Ducato di Guastalla, Luzzara e Reggio. Almeno fino al 1692 quando l’imperatore dichiarò illegittima la successione e concesse i feudi a Vincenzo Gonzaga – un altro, non I né II – che diverrà il quarto duca di Guastalla. Isabella visse nel piano nobile del palazzo in affaccio su piazza Sordello e quell’area prese il suo nome: appartamento di Guastalla. Fino ai primissimi del Novecento si poteva ancora vedere la divisione del lungo corridoio in piccole stanze. Nello stesso appartamento, secondo gli atti del processo, si consumò l’adulterio di Agnese Visconti con Antonio da Scandiano.

La coppia non ha avuto figli riportando a galla sui volti di corte la paura della mancanza di eredi maschi già concretizzata nel 1627 e riparata dall’unione con i Nevers. Isabella muore il 18 novembre 1703 dopo ben 32 anni al potere. Neanche un anno e Ferdinando organizza un altro matrimonio. Questa volta tocca a Susanna Enrichetta di Lorena. L’ultima duchessa di Mantova.

 

Bibliografia: Stefano L’Occaso, Palazzo ducale di Mantova, Electa 2011

Immagine: Anonimo mantovano, Ritratto di Anna Isabella Gonzaga

Eleonora imperatrice. Una ricca dote per le saline del marito

Il 21 novembre 1621 l’imperatore Ferdinando II sposa Eleonora Gonzaga, la figlia di Vincenzo I Gonzaga ed Eleonora de’ Medici, che diventa così imperatrice. Ferdinando ha appena accettato le condizioni presenti nella costituzione dotale rogata dal notaio Antonio Rota. Quello stesso giorno ha inoltre ricevuto il primo acconto della dote promessa ovvero 150.000 scudi d’oro complessivi. La prima parte era di 22.000 scudi. La seconda di 8.226 e il terzo di 119.774 pagato nel 1625 ovvero 4 anni dopo.

Passa un altro anno. Il 28 gennaio 1626 Ferdinando dà conto a Vincenzo II dell’impiego della dote di Eleonora. L’imperatore, che ha l’obbligo di enunciare come investire i denari ricevuti, dichiara che verranno spesi per le proprie saline di Bad Ausee in Austria. Ancora oggi presenti forse proprio grazie alla dote di Eleonora.

Bibliografia: Vincoli d’amore. Spose in casa Gonzaga, a cura di Paola Venturelli, Skira 2013

Immagine: Ferdinando II ed Eleonora Gonzaga, 1628-30 – Justus Sustermans

La dote più ricca del Rinascimento

Il matrimonio nel Rinascimento non era di certo una cosa immediata. Spesso ci sono trattative complesse, accordi, giochi al rialzo che compiono le due famiglie interessate. Emblematico è il caso di Lucrezia Borgia sposa di Alfonso d’Este nel 1501. L’ammontare complessivo della dote è di 400.000 ducati, una cifra spaventosa per l’epoca (e per oggi). Un ducato dell’epoca corrisponde a circa 100 euro di oggi. I conti sono presto fatti: Lucrezia vale 40 milioni di euro. Perché il termine “vale”? Una donna, per quanto capace, bella e nobile, per la Corte che la ospita è soprattutto una spesa e una nuova bocca da sfamare. Quella dote è una sorte di indennizzo. Infatti Lucrezia non vedrà un solo ducato di quella enorme cifra. Secondo la legge del tempo la dote era di proprietà del marito e poteva essere restituita alla sposa in modo parziale solo se il matrimonio veniva sciolto senza una giusta causa. Lucrezia comunque riceve come benvenuto da Ercole I, padre dello sposo, uno scrigno contenente: gioielli, collane di perle, due cuffie ricoperte di gemme, catene d’oro e altri monili. Valore complessivo: 70.000 ducati. Si parla di altri 7 milioni di euro. La dote non veniva accettata e basta ma, una volta consegnata, passava alla fase di verifica, pesatura e valutazione. Ci volevano giorni e giorni prima di accertarsi che non c’erano state fregature. Ora Lucrezia e tutto il corteo di 753 persone – così racconta il puntuale cronista Marin Sanudo – può partire in direzione Ferrara per incontrare per la prima volta Alfonso.

Immagine: Probabile ritratto di Lucrezia, Bartolomeo Veneto 1500-1510 

Bibliografia: Lia Celi, Andrea Santangelo, Le due vite di Lucrezia Borgia, Utet 2019