Tricasso e la Chiromanzia. Sogni, pianeti e linee della mano

Patrizio Tricasso da Ceresera fu un singolare scrittore mantovano attivo fino alla metà del Cinquecento e considerato il fondatore della chiromanzia. Si interessò di tutto quanto era attinente alla cultura: dalle scienze occulte all’astronomia, dall’interpretazione dei sogni alla punteggiatura. Ai suoi tempi doveva apparire una sorta di mago, a metà tra un veggente e un negromante. Questa la descrizione che rimane di lui: Erat facie et barbirio rufus, venustus, procerae staturae, sed proportionatus… ditissimus et locuples: habebat aedes regias, ingeniosus, legum professor, in literis latinis et graecis eruditus. Così la sua dimora, il Palazzo del Diavolo, con il suo nome e la sua leggenda alimenta l’aura magica attorno a lui.

Con la Chiromanzia si occupava della scienza “che può conoscere e indovinare il significato dei segni che solcano la mano” ovvero “insegna il modo di giudicare e conoscere per mezzo delle linee della mano, la natura umana e le pene e i travagli, i beni e gli onori che all’uomo comunemente capitano”. La mano viene divisa in tra parti. La prima – rascetta – dalla giuntura col braccio fino al monete della mano; la seconda – palma – dalla precedente fino alle dita; la terza è formato dalle dita stesse. All’interno, ogni sezione, è suddivisa da ulteriori punti specifici, ognuno definito con nomi diversi. La mano è formata da tre linee principali: quella della vita, la naturale, del fegato e la mensale.

Il testo si avvale di numerose tavole illustrative in cui vengono descritti i moltissimi casi dei solchi cutanei palmari distinti in diversi segni grafici, analizzati poi per il loro valore simbolico. In questa analisi non potevano mancare i quattro elementi che, unendosi, permettono la definizione deduttiva delle diverse classificazioni dei temperamenti. Per ciascuna linea dipende un influsso astrale in virtù del determinismo secondo cui l’uomo è in stretta connessione con la sfera divina. Ad ogni età, e quindi ad ogni linea, si collega l’influsso di un corpo celeste. Mercurio sovrintende la fascia di età 0-25 anni, il Sole la seconda 25-50 anni e Saturno “inclinato all’infirmità e cose malinconiche e fastidiose” l’ultima parte della vita.

Bibliografia: Luigi Pescasio, Mantova 500. Quasi un romanzo, Editoriale Padus, Mantova 1979

Immagine: Jean Baptiste Belot, “Les Ouevres” pubblicato a Rouen nel 1640

Vasari, l’umanista Paride e il Palazzo del Diavolo

La cultura figurativa tra il 1490 e il 1520 segna le basi stilistiche che Giulio Romano trova al momento del suo arrivo a Mantova. La ricercatezza dei temi, la simbologia, la sensibilità e un sapere colto si trovano proprio da quando Isabella d’Este è diventata marchesa. Due dei maggiori umanisti, Mario Equicola e Paride da Ceresara, studiano per lei l’iconografia che gli artisti dovranno eseguire. In fondo tutto deve coincidere col suo gusto e i messaggi virtuosi. Paride, discendente da una nobile famiglia, è di professione poeta ma si trova ad elaborare i temi mitologici, allegorici e celebrativi di Isabella. Studiò inoltre i testi classici, l’astrologia, la cabala e i talmud ebraici. Nel 1532 a Mantova ricoprì la carica di Podestà ed abitò presso il cosiddetto Palazzo del Diavolo. Ogni città ne ha uno. La leggenda è spesso la medesima e vede l’intervento diabolico per realizzare il palazzo nel giro di una sola notte. L’edificio sorgeva dove oggi si trova la Fondazione della Banca Agricola Mantovana in corso Vittorio Emanuele. Nel 1520 Paride incarica il pittore Pordenone di affrescare la sua dimora dopo un rifiuto del Romanino. Così doveva apparire a Vasari in visita a Mantova: “fra l’altre belle invenzioni che sono in quest’opera, è molto lodevole, a sommo sotto la cornice, un fregio di lettere antiche alte un braccio e mezzo; fra le quali è un numero di fanciulli che passano fra esse in varie attitudini, e tutti bellissimi”.

Bibliografia: Giulio Romano a Mantova, editrice Sintesi 1987

Immagine: cartolina di Corso Vittorio Emanuele

Quanti erano i coccodrilli a Mantova?

Sulla Gazzetta di Mantova di metà Ottocento era apparso un articolo che sicuramente avrà attirato l’attenzione di molte persone. Recitava così: “Domenica 25 gennaio ultimo giorno in cui sarà visibile la tanto rinomata famiglia de’ coccodrilli giganti in numero di 5, della lunghezza di 8, 9 e 10 piedi; oltre ad una collezione di animali rari e 4 serpenti boa di straordinaria grossezza”. I coccodrilli, ormai al loro ennesimo tour, provenivano dall’America del Nord. Per l’epoca costituivano un vero record, nessuno ne aveva ammirati di così lunghi. E così il coccodrillo delle Grazie, quello dell’attuale Museo Diocesano e dell’attuale Ginnasio trovarono buona compagnia. Un autentico Gabinetto di curiosità aperto al pubblico. La sede era quantomeno perfetta nel fascino del nome: il Palazzo del Diavolo ubicato sul Corso Pradella. Sarebbe stato contento Paride da Ceresara. Il costo molto popolare: i primi posti a 50 centesimi (le poltronissime) e 25 i secondi. Si conclude scrivendo che “alle ore 5 pomeridiane viene somministrato il cibo agli animali”. Magari qualcuno avrà preferito i secondi posti, non si sa mai.