“Un coccodrillo sostenuto da ferri”. Simbolo, reliquia e bizzarria

Inventario del Palazzo Ducale, 1714. All’interno della quarta stanza della Galleria detta del Passerino si legge “in detta soffitta un coccodrillo sostenuto da ferri”. In realtà fonti precedenti ci informano della presenza di almeno 5 coccodrilli impagliati, scorticati e appesi con catene. Sembra plausibile che uno di questi sia quello trasferito al Museo Diocesano. Prima dell’attuale collocazione il coccodrillo era conservato nel Seminario Diocesano e prima ancora nelle raccolte del Museo di Storia Naturale del Ginnasio. Questo esemplare non è da confondere con quello più recente catturato da Giuseppe Acerbi nel suo viaggio in Egitto che avrebbe dovuto essere collocato nella Chiesa di Castel Goffredo come ex-voto per essere ritornato sano e salvo. Il rettile di Acerbi viene ricordato dalla Gazzetta di Mantova del 29 novembre 1830.

L’esemplare appeso e incatenato all’interno del Santuario della Madonna delle Grazie si riferisce molto probabilmente al XV secolo e inserito proprio come reliquia e simbolo apotropaico. Forse è legato alla presenza dei pescatori e ad una vicenda successiva alla fondazione della Chiesa avvenuta nel 1406. Non si conosce la sua esatta provenienza. Storielle e leggende fanno da perimetro al suo corpo straziato e imbrigliato. Una tradizione popolare e consolidata racconta di un coccodrillo fuggito dal serraglio di dei Gonzaga a Marmirolo e che in breve tempo divenne il terrore del lago Superiore. Catturato e appeso diventa il simbolo del mostro sconfitto. Secondo gli studi compiuti da Paolo Bertelli, che ha preso in esame 65 casi italiani ed europei, quello di Grazie si potrebbe trattare di uno dei coccodrilli più antichi. Viene mostrata proprio la relazione tra il santuario mariano e la presenza del rettile incatenato quasi a simboleggiare la sfida e la lotta tra salvezza e perdizioni. Un monito per i fedeli.

 

Immagine: coccodrillo del Santuario delle Grazie 

Bibliografia: Dai Gonzaga agli Asburgo, L’inventario del 1714 di Palazzo Ducale, Edizioni Speroniane 2008 | Paolo Bertelli, La Vergine e il drago. Lo strano caso dei coccodrilli nei santuari mariani, Universitas Studiorum 2018

Quanti erano i coccodrilli a Mantova?

Sulla Gazzetta di Mantova di metà Ottocento era apparso un articolo che sicuramente avrà attirato l’attenzione di molte persone. Recitava così: “Domenica 25 gennaio ultimo giorno in cui sarà visibile la tanto rinomata famiglia de’ coccodrilli giganti in numero di 5, della lunghezza di 8, 9 e 10 piedi; oltre ad una collezione di animali rari e 4 serpenti boa di straordinaria grossezza”. I coccodrilli, ormai al loro ennesimo tour, provenivano dall’America del Nord. Per l’epoca costituivano un vero record, nessuno ne aveva ammirati di così lunghi. E così il coccodrillo delle Grazie, quello dell’attuale Museo Diocesano e dell’attuale Ginnasio trovarono buona compagnia. Un autentico Gabinetto di curiosità aperto al pubblico. La sede era quantomeno perfetta nel fascino del nome: il Palazzo del Diavolo ubicato sul Corso Pradella. Sarebbe stato contento Paride da Ceresara. Il costo molto popolare: i primi posti a 50 centesimi (le poltronissime) e 25 i secondi. Si conclude scrivendo che “alle ore 5 pomeridiane viene somministrato il cibo agli animali”. Magari qualcuno avrà preferito i secondi posti, non si sa mai.