Globi aerostatici nei cieli di Mantova. Esperimento un anno dopo Montgolfier

Annonay, 4 giugno 1783. I fratelli Montgolfier gonfiarono la prima mongolfiera che volò per circa 180 metri. A bordo c’era un equipaggio formato da un gallo, un’oca e una pecora. Dopo 10 minuti atterrando illesi a distanza di 2 km. Dopo 6 mesi fu la volta del fisico Jacques Charles che, con il primo aerostato a idrogeno, vola su Parigi, decollando dal giardino delle Tuileries il primo dicembre del 1783.

Anche a Mantova, questa meraviglia di fisica e di forma, sortisce un effetto di strabiliante novità. Come riporta la Gazzetta del 13 febbraio 1784 ci furono tre esperimenti in città. Domenica 8 febbraio alle ore 23 nella pubblica piazza di San Pietro “furono lasciati volare due globi aerostatici a gaz infiammabile, uno del diametro di 3 piedi circa, e l’altro di un piede e mezzo”. Se ne occupò Nicola Bartoccini, professore di Fisica e Chimica Sperimentale. L’esperimento andò così: “si sollevarono nell’atmosfera all’altezza prodigiosa di circa 300 pertiche nostre o sia 1800 bracia, ch’equivalgono a circa 3.000 piedi di Parigi”. Una volta in volo i globi non sono stati controllati nel loro movimento e andarono persi. Infatti il globo maggiore riporta un biglietto di premio per chi lo ritrova.

Lo stesso esperimento venne ripetuto il 19 febbraio 1784 facendo partire il globo questa volta dal giardino della Contessa Cristina Strozzi. Alle ore 23 si è sollevato in aria dal “diametro di un piede e mezzo di pellicole d’intestino di bue di cari colori”. Si diresse da Porta Pradella a Porta San Giorgio ma in breve tempo fu perdura di vista. Stessa ora anche per il terzo esperimento del giorno 29 febbraio dello stesso anno. Questa volta dal giardino del Palazzo del conte Don Carlo di Colloredo. Qualche giorno dopo, il 4 marzo, il globo partì dal giardino del Marchese Lelio Dalla Valle: “questa macchina, tutta di carta, ch’era di figura conica ne’ due lati inferiore” si alzò fino a 600 braccia mantovane fino a cadere sulla parte opposta del Lago Superiore. Tutto materiale per i poeti e per le mani crepitanti della folla meravigliata.

Immagine: Prima dimostrazione pubblica del volo di una mongolfiera 

Bibliografia: Luigi Pescasio, Mantova a lume di candela. Noterelle di vita settecentesca, Edizioni Bottazzi, Suzzara 1998

Il pittore con un paio di ali

Paolo Guidotti, detto il Cavalier Borghese, fu uno dei primi seguaci di Caravaggio. Seconda la tradizione rinascimentale era pittore, scultore, architetto, studioso di matematica, astronomia, musica, anatomia e diritto. Come molti altri artisti del suo tempo era tuttavia incline a vizi e interessi che lo portarono ad allontanarsi dalla pittura. Seguendo i sogni di Leonardo da Vinci il pittore cercò di trovare il modo di volare. Un altro pittore, Matteo Boselli, ci fa da cronista e racconta questa storia commovente: con grand’artifizio e fatica compose d’osso di balena alcune ali, coprendole di penne, dando loro la piegatura mediante alcune molle, che egli si congegnava addosso sotto le braccia. Il tentativo di volo non andò a buon fine perché si portò avanti per la quarta parte d’un miglio in circa, non volando, secondo me ma cadendo più adagio di quello che senza l’ali egli avrebbe fatto. La parabola del suo volo precipitò sopra il tetto di una casa, sfondandolo e ritrovandosi all’interno di una stanza con una gamba rotta. Il fallimento fu grandissimo ma forse il buon Paolo se la spassò, contento di aver sorvolato il cielo anche solo per un quarto di miglio.

Bibliografia: Rudolf e Margot Wittkower, Nati sotto Saturno, Einaudi 2016

Immagine: Paolo Guidotti, Davide con la testa di Golia