La vita del boia quanto cambia dal Medioevo alla Rivoluzione francese? Proviamo a leggerlo dall’eccellente trilogia scritta da Hilary Mantel. Si può affermare che il mestiere del boia subirà delle modifiche proprio con l’introduzione della ghigliottina. Fino a quel momento il suo lavoro era “manuale”, non molto intenso e contenuto nelle spese. Con la cosiddetta fase del Terrore la situazione cambia. Al suo salario devono essere sottratte le paghe di più assistenti – da due a sette – e il noleggio di una dozzina di carretti quando prima ne erano sufficienti due. In più dovrà sempre pagare il boia, di tasca propria, la corda per legare i condannati e le ceste di vimini in cui verranno raccolti i cadaveri. Il numero delle teste da tagliare aumenta, negli anni ’90 sono già una trentina al giorno. Più teste, più sangue che sporca e rovina gli abiti. Spesso il boia è costretto a decapitare cadaveri quando i condannati sono riusciti, già prima dell’esecuzione, a togliersi la vita. E poi la segatura gettata nelle vicinanze della ghigliottina per asciugare il sangue ed evitare il puzzo che ne deriverebbe a fine giornata. Senza contare il costo dell’uomo che affila la lama.
Non si lavora di meno con la ghigliottina. Il boia deve lavorare di più e prende un salario inferiore.
Il boia, un tempo, era una persona stimata, con delle leggi apposite che proibivano di insultarlo. E aveva un pubblico fisso che lo seguiva durante le condanne. Prima si celebrava una messa per il condannato. Mentre ora tutto assume la velocità infernale di una fabbrica, “sembra di lavorare in un mattatoio”.
Bibliografia: Hilary Mantel, I giorni del terrore, Fazi Editore 2015
Immagine: Esecuzione di nove emigrati sulla ghigliottina nell’ottobre 1793