La politica in pittura. La bottega Zavattari, Teodolinda e i Visconti

Milano 1386. Si avvia il lungo e infinito cantiere del Duomo. Tra il 1407 e il 1409 è attestata la presenza del pittore Cristoforo – maestro vetraio – e capostipite della famiglia Zavattari che lavorò nel milanese per tutto il Quattrocento. Suo figlio Franceschino è documentato dal 1417 fino al 1453 nella realizzazione delle vetrate del Duomo. Franceschino ha avuto tre figli: Giovanni, Gregorio e Ambrogio e lavorò con loro agli affreschi della Cappella della Regina Teodolinda nel Duomo di Monza.

Gli affreschi sono datati tra il 1444 e il 1446 mentre Pisanello era ancora in vita e aveva ultimato il lungo ciclo di Palazzo Ducale. La bottega-famiglia Zavattari, con una monumentale opera di 500 metri quadri, si occupa di celebrare la regina medievale Teodolinda come fondatrice del duomo di Monza. Prima sposa di Autari, re dei longobardi, e poi del duca Agiululfo, Teodolinda fu in seguito la reggente del figlio Adaloaldo. Gli affreschi ricostruiscono la vita della regina in 45 scene collocate su 5 registri sovrapposti. Il repertorio di immagini e di fatti è basato sull’Historia Longobardorum di Paolo Diacono e sul cronista Bonincontro Morigia. Il progetto iconografico doveva essere più esteso e coinvolgeva l’abside maggiore e la cappella di destra. Il committente è Filippo Maria Visconti, duca di Milano, che legittima così la discendenza femminile del regno. Infatti privo di successori diretti e maschi, il duca decise di riconoscere la figlia naturale Bianca Maria come sua erede. Nel 1441 si celebra il matrimonio con Francesco Sforza. Tre anni dopo nasce l’erede ovvero Galeazzo Maria.

Così allora Teodolinda diventa il nobilissimo precedente a cui i Visconti-Sforza si rivolgono giustificando la scelta del duca Filippo Maria. La duchessa Bianca Maria è la nuova Teodolinda, entrambe con le stesse funzioni di governo e stessi obiettivi politici. Dietro l’altare si trova il sarcofago in cui nel 1308 furono traslati i resti di Teodolinda dall’antica Basilica di Monza.

Le scene rappresentano fatti storici ma con abiti e atmosfere cortesi e viscontee. Il cielo è dorato. Le figure allungate e dettagliatissime richiamano lo stile del varesino Michelino da Besozzo. I volti sembrano proprio estratti da un Libro d’Ore: gli occhi attenti, la canna nasale a punta e la boccuccia sempre stretta sono gli elementi di un mondo ricamato a ritmi lenti e calcolati. Gli abiti provengono direttamente dal guardaroba dei Visconti.

 

Immagine: Banchetto di nozze, particolare degli Affreschi della Cappella di Teodolinda (1444-1446)

Bibliografia: La cappella di Teodolinda nel duomo di Monza. Atlante iconografico, Fondazione Gaiani 2016 | http://www.museoduomomonza.it/regina-teodolinda/la-cappella/