Un milanese a Praga. Dalle vetrate del Duomo alle meraviglie di Rodolfo

L’Arcimboldo lavora a Praga come pittore di corte per 25 anni. Dal 1562 al 1587 ha visto passare tre imperatori germanici. Rodolfo II certamente fu il personaggio più curioso e che fece di Praga una fucina di talenti internazionali in molti campi, soprattutto magia, astronomia e scienza. Arcimboldo pensava ai suoi quadri nella stessa atmosfera di Keplero, Brahe, Giordano Bruno, Edward Kelley e John Dee. Giuseppe, nato a Milano, era figlio di Biagio pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo e discendente da un ramo cadetto di una nobile famiglia milanese, gli Arcimboldi appunto. Nel 1549, lo sappiamo dai documenti, è alle prese con i cartoni per le vetrate del Duomo. Cosa ci faceva un milanese a Praga? Il suo ruolo al servizio dell’imperatore era di ingrossare la collezione di curiosità con l’acquisto di antichità, animali impagliati e uccelli esotici. Oltre a questo ruolo doveva organizzare gli eventi di Corte e questo passava dalla realizzazione di disegni che poi sono stati raccolti nel cosiddetto Carnet di Rodolfo II. 148 disegni, custoditi presso gli Uffizi, che rappresentano costumi di scena, carri allegorici, slitte e acconciature. Nel Cabinet di Rodolfo II trovavano posto ovviamente le immagini quasi surreali di Arcimboldo, una composizione di frutta, verdura e animali che insieme raffiguravano ritratti bizzarri dalle fattezze umane ma descritti come un preciso puzzle di naturalia. Nulla però sappiamo del suo aspetto fisico. Nel 1590 appare a Mantova un trattato che descrive le sue opere compilato da Gregorio Comanini. Le produzioni dell’Arcimboldo erano considerate come fantasiose metamorfosi della natura e imitazioni di cose formate dalla natura. Un artificio che ben si inseriva nelle stranezze di un cabinet delle corti europee.

Bibliografia: Rudolf e Margot Wittkower, Nati sotto Saturno, Einaudi 2016.

Immagine: Estate 1572 

Autoritratto                              Particolare