Venezia, Venere e la grande fuga. I ritratti femminili di Ferdinando Carlo

Venezia 1696. Prima dell’acquisto nel 1699 del Palazzo chiamato “delle Colonne” in affaccio sul Canal Grande, Ferdinando Carlo fa sua anche un altro palazzo sempre sul Canale presso San Geremia. Infatti il documento, conservato presso l’Archivio di Stato di Mantova, riporta l’inventario della suddivisione degli ambienti e del numero di oggetti preziosi che vi sono conservati.

La data riportata è il 20 luglio 1696. La “Notta della roba che si ritrova nel casino a S. Geremia sul Canal Grande” introduce la camera di Ferdinando Carlo “tutta spalirata di damasco cremese con la lettiera grande, con uno specchio nel mezo della lettiera, tutta adornata con quatro putini, uno per cantone, con la sua panchetta, divano e tapeto”. Ovviamente non potevano mancare i ritratti femminili. Se ne contano diciotto. Insieme a loro c’è anche spazio per la sacralità con “l’effigie della Beata Vergine dalla parte del letto in quadro nero” e un “quadretino intagliato con l’effigie della Madonna”. L’inventario prosegue con il portico dove si contano “dieci cadreghe nere intalgiate coperte di damasco cremese con sue frangie” e “sei altre cadreghe di noce intagliate, coperte di damasco cremese”. Undici ritratti femminili di cui sei di “donna di meza vita” e “tre sovraussi con due Veneri”. Nella Camera degli Aiutanti altri nove ritratti di donne. L’inventario prosegue con il camerino sopra la scala, sopra un’altra saletta – un anditello gravato di corridoro dove si trova un ritratto di donna mora; un’altra camera contigua allestita con paramenti di damasco verde con colonne rosse, tre quadri ovati, un San Pietro, un San Paolo e un altro santo, quattro “scranne da pogio nere”. Si procede con la Camera del Sig.r Co.Beretta che guarda in Canale, il camerino contiguo, la camera del Am.re di guardia, la camera delli soldati, la camera delli cuochi.

Un numero è abbastanza evidente. In totale si contano 54 dipinti di cui 39 ritratti femminili (di cui una sola mora) e 15 quadri di piccole dimensioni attinenti la sfera sacra e religiosa.  Da sottolineare l’incidenza della sfera erotica: il 72% contro il 28% di quella sacra. Si trattava di pittura erotica? Certamente Ferdinando, da gran intenditore di arte e di donne, avrà avuto un gusto più indirizzato alla pittura veneta, magari di metà Cinqucento, sulla scia delle Veneri di Tiziano. Tantissimi le sedie, di più rispetto alla proporzione con i tavoli. Tre soli gli specchi, di cui due dorati.

 

Immagine: Venere allo specchio, Tiziano 1555 (National Gallery of Art di Washington)

Bibliografia: Dai Gonzaga agli Asburgo. L’inventario del 1714 di Palazzo Ducale, Edizioni Speroniane 2008

 

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