Il duca, Mantova e la censura. Come Verdi creò il suo Rigoletto

“La scena si finge nella città di Mantova e suoi dintorni. Epoca, il secolo Sedicesimo”. Così si apre il libretto del Rigoletto. Al di là delle attribuzioni dei personaggi e alla lettura mantovana dei Gonzaga, si proverà qui a fare chiarezza sull’evoluzione che ha portato l’opera dalla Francia all’Italia. Le “Roi s’amuse” di Victor Higo viene rappresentato nel 1832 ma viene subito tolto dalle scene per motivi di censura. Problemi che dovrà affrontare anche la coppia VerdiPiave. Dapprima con la primissima stesura “Il Duca di Vendome” – dove Triboulet diventa Viscardello – e poi con “La Maledizione” a cui si vietava la rappresentazione. Qui i nomi scelti sono Triboletto, Saltabadil, Bianca (invece di Gilda) e Francesco (il duca). L’11 gennaio del 1851 l’opera è già cambiata in Rigoletto per la prima volta e il successivo 24 gennaio arriva la versione definitiva. Oltre al passaggio di date, nomi e censure, si assiste ad un cambiamento di ambientazione. Solo quest’ultima versione è ambientata a Mantova mentre le precedenti si attestavano ancora in Francia. Il cognome Gonzaga poi scompare e rimane l’indicazione generica “il duca di Mantova”. L’11 marzo del 1851 a Venezia la prima alla Fenice. Anche Hugo commenterà “Insuperabile” e “meraviglioso”. Le scenografie per la prima veneziana sono di Giuseppe Bertaja e hanno una collocazione tutta mantovana anche se immaginifica. Quella più chiara si avrà solo nel 1923 per la Scala di Milano. Da qui la finzione si colloca nella realtà e i nomi dei luoghi diventano reali appigli.

Bibliografia: Civiltà mantovana 

Immagine: Set design for act IV – Philippe Chaperon, 1885