Sanità a Venezia. Rete capillare di magistrature, piovani e parrocchie

Il Magistrato alla Sanità viene approvato il 9 gennaio 1489 e durerà fino alla fine della Repubblica della Serenissima. Ovviamente gli inizi vedono parecchie difficoltà soprattutto dovute all’inserimento e al coordinamento con le magistrature già presenti come ad esempio il controllo della qualità dei cibi. Antagonismi, giurisdizioni e controversie. Nel 1504 la Sanità acquisisce il potere di torturare e dare “pene corporali ed ultra”, nel 1529 avrà piena giurisdizione sui poveri e nel 1539 sulle meretrici, nel 1545 può ordinare a tutti gli ufficiali di ogni magistratura in ogni territorio della Repubblica in materia di poveri e pestilenze.

Si avvale poi della preziosa rete territoriale dei gestori del culto come i piovani che si occupavano delle numerose chiese. Essi costituivano degli autentici operatori sanitari in quanto rilevavano dati utili ai fini epidemiologici e anagrafici. Voleva dire sapere, anche se attraverso una fonte secondaria, nascite e morti, battesimi e funerali di ogni parrocchia. Saranno i piovani – su ordine del 1489 – gli incaricati di denunciare la peste al suo primo manifestarsi, di visitare giornalmente gli infermi e tenere aggiornato un libretto da presentare proprio all’Ufficio di Sanità, chiedere la licenza per per seppellire i morti e denunciare gli ammalati. Le denunce segrete poteva arrivare anche in maniera anonima dai cittadini avvenivano che scrivevano i nomi e li inserivano nelle cosiddette bocche di leone. Nel 1511 si ordina ai piovani, o qualcuno dei loro preti, di essere presenti alla redazione della nota e dell’inventario delle persone e delle cose che vengono portate al Lazzaretto.

Bibliografia: Nelli-Elena Vanzan Marchini, Venezia la salute e la fede, Dario De Bastiani editore, Vittorio Veneto 2011

Immagine: Boca da leon, Chiesa di Santa Maria della Visitazione (degli_Artigianelli)