Il pittore veneziano e il sultano

Nel settembre del 1479 comincia il soggiorno di Gentile Bellini a Istanbul che lo vedrà impegnato fino al gennaio del 1481. Cosa ci faceva un pittore veneziano nella capitale dei turchi? Il sultano Mehmet II era affascinato dall’arte occidentale soprattutto italiana e aveva richiesto un “buon depentor chi sapia retrazer”. Lui era soprannominato il Conquistatore. Il motivo è chiaro: la conquista di Costantinopoli. Una missione artistica forse anche a sfondo diplomatico. Non è da dimenticare infatti la caduta di Bisanzio nel 1453 e la pace siglata tra Venezia e i turchi nel 1479. In questo contesto va inserito il soggiorno di Bellini che trasporta in terra turca tutti i nuove dettami dell’arte veneziana. Ritratto di tre quarti, pittura ad olio, figura chiusa in una arcata con balaustra dalla quale ricade un ricco drappo con gemme. Ai lati della “finestra” sono dipinte le iscrizioni che recano la data (novembre 1480) e i nomi di Gentile Bellini e del sultano. Mehmet ovvero Maometto II sfoggia un turbante a bulbo che contrasta con il caffettano rosso e la stola di pelliccia. Così viene definito il nuovo ritratto: personale, psicologico, vero quasi quanto un documento. Pochi anni prima Antonello da Messina aveva portato a Venezia questo nuova idea compositiva. Pochi mesi prima Maometto II è protagonista della Battaglia di Otranto. Dopo due settimane di assedio la città cade e 800 abitanti della città vennero decapitati. Venezia aveva firmato, era neutrale.

Bibliografia: Elisabeth Crouzet-Pavan, Rinascimenti italiani 1380-1500, Viella, 2012

Immagine: Gentile Bellini, Ritratto del sultano Mehmet II (Victorian and Albert Museum)

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