Le strade eran tutte un avviso. Illuminazione, cani sciolti e pulizia

I cantoni delle strade mantovane, sul finire del Settecento, dovevano essere ben affollati di avvisi che le diverse autorità – politiche, amministrative, militari e religiosa – comunicavano ai cittadini. Da parte loro, dovevano conoscere a menadito tali avvisi se non volevano incappare in multe severe e altre punizioni. Oltre all’affissione un araldo anticipava il nuovo avviso con un rumoreggiare di rulli di tamburi.

Le comunicazioni riguardavano per esempio i servizi pubblici. L’illuminazione delle strade era scarsa e rendeva pericolosa la vita notturna. Con l’avviso del 6 giugno 1796 si faceva obbligo a “qualunque persona di qualsivoglia rango, stato e condizione” a non muoversi in città durante la notte “senza essere scortato da un lume”. Questo doveva essere una lampada – l’ordinanza diceva un fanale – in cui la luce fosse “rinchiusa e difesa”. Erano proibite le fiaccole per il timore degli incendi. Chi circolava senza lume veniva arrestato. L’obbligo entrava in vigore ogni sera un’ora dopo l’Ave Maria. Così viene ripreso anche il 27 febbraio 1797 sotto il governo francese.

La pulizia delle strade veniva regolamentata grazie a manifesti che esplicitavano le severe pene. Probabilmente erano in tanti a non rispettarle. L’avviso dell’11 marzo 1797 viene modificato e ordinava di tenere pulito ogni giorno il selciato e “il più presto possibile che vengano trasportate altrove le immondizie che si trovano dinnanzi le loro case”. La pena prevista era l’arresto e la multa di lire 60. Il Comandante della Piazza, che avrà sede nel Palazzo Castiglioni fino all’anno 1801, aveva il compito di fare il giro della città accompagnato da un funzionario della Municipalità per verificare la situazione.

Venne emanato un decreto anche per i cani sciolti che potevano essere un pericolo specialmente durante la stagione calda. Un primo avviso viene emesso il 12 giugno 1796 per evitare che i cani circolassero liberi di notte, pena la loro uccisione da parte delle ronde militari. Poi l’avviso si fa più restrittivo, forse perché non rispettato, e vieta la circolazione anche di giorno. Ogni bottegaio di commestibili, ovvero di generi alimentari, aveva l’obbligo di tenere esposto fuori dalla sua bottega un recipiente pieno d’acqua per far abbeverare i cani.

Immagine: impizza ferali – tratto da G. Zompini, “Le Arti che vannno per via nella città di Venezia”, 1785

Bibliografia: Luigi Pescasio, Mantova a lume di candela. Noterelle di vita settecentesca, Edizioni Bottazzi, Suzzara 1998

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