Perché la Sirenetta di Barnum poteva stare nella Wunderkammer dei Gonzaga

1837. Hans Christian Andersen scrive La Sirenetta, una storia alquanto macabra e senza lieto fine che la Disney tra trasformato in fiaba. Andersen può aver preso spunto da un’attrazione del Circo dell’imprenditore Barnum che acquista a Londra dal naturalista Griffin una creatura bizzarra definita come “la più grande meraviglia del mondo”. La creatura imbalsamata era umana dalla vita in su e con la coda di un pesce al posto delle gambe. In realtà questo esemplare arriva a Londra nell’autunno del 1822 già esibita dal capitano Samuel Eades e catturato nelle acque del Giappone. Lunga 60 centimetri la creatura venne esposta sotto una campana di vetro e viaggiò tra Londra e Stati Uniti conosciuta come “The Feejee Mermaid”. Il successo fu garantito ma alquanto estemporaneo. Gli studi condotti dal Royal College of Surgeons non lasciano dubbi. Si trattò di un inganno. La Sirenetta di Barnum presentava il corpo di un orangotango e la coda di un salmone. Questo però non screditava la figura di Barnum ma anzi ne aumentò il fascino. Da quel momento vennero organizzati degli show noti come “Sideshow Gaffs” in cui si presentavano oggetti, creature e numeri dal forte gusto kitsch. L’originale poi andò perduto nel 1860 insieme alle altre stramberie di Barnum quando un incendio devastò il suo Museo a New York. Visto anche da Edgar Allan Poe. L’ispirazione immaginiamo fu profondissima.

Sicuramente una creatura così bizzarra, con due secoli di ritardo, avremmo potuto trovarla anche nelle collezioni secentesche dei Gonzaga. Avrebbe fatto da pendant alla Mummia di Passerino Bonacolsi conservata nelle Galleria delle Metamorfosi in Corte Nuova. In fondo Barnum, in quei tempi, sarebbe stato un perfetto agente addetto alla Meraviglia sicuramente conteso da Rodolfo II a Praga. Wunderkammer docet.

Bibliografia. Alison E. Wright, Curios Beasts, 2013