I primi tre mesi di Isabella a Mantova. Nostalgia canaglia, tante lettere e una gita sul Garda

Tutto è stato scritto della coppia Isabella d’Este e Francesco II Gonzaga. E’ meno raccontata la cronaca delle loro nozze o almeno i momenti che hanno portato al loro matrimonio avvenuto il 15 febbraio 1490. Il 12 febbraio Isabella dà l’addio alla sua città, Ferrara, cavalcando, secondo costume, per le vie principali. La futura sposa giunge in carretta a Ficarolo e alla Stellata dove il 13 febbraio si imbarca su di un bucintoro per arrivare a Mantova via acqua. Qui, il 15 febbraio, viene celebrato pubblicamente il suo matrimonio. Segue una messa solenne, la benedizione e i festeggiamenti.

Isabella aveva 16 anni e Francesco 24. I primi mesi a Mantova furono avvolti da una forte nostalgia per gli affetti lasciati a Ferrara. Tra febbraio e marzo del 1490 Isabella scrive moltissime lettere. Appena dopo una settimana dal suo arrivo presso i Gonzaga scrive a sua sorella Beatrice – prossima sposa di Ludovico il Moro – e poi al fratello Alfonso e successivamente agli altri: Ferdinando, Sigismondo, Giulio e Lucrezia. Così scrive alla sorella: “non potendo personalmente, la visitarò continuamente cum l’animo et spesso cum littere […]. Et ogni sera, quando andarà a tuore la benedictione de la ex. sua madre, per lei voglia etiam piliarla per me et basarli le mane in nome mio”. Molti altri personaggi della corte ferrarese scrivono a Isabella esprimendo un sincero sentimento di tristezza per la sua lontananza.

Il 15 marzo 1490 la sua prima gita fuori porta, tutta al femminile. Insieme alla cognata Elisabetta Gonzaga e alla moglie di Fracasso Sanseverino partirono da Mantova verso il lago di Garda. Passarono per Cavriana e restarono sul Garda per due giorni. Il 19 e il 20 marzo. Visitarono Desenzano, Tuscolano e Sirmione. Un mese dopo, il 20 aprile, è una data speciale per lei: il ritorno a Ferrara per la prima volta. Accompagnata da Francesco, rimangono una settimana. Questo evento legò in modo significativo Isabella a suo marito tanto che, il 30 aprile, gli scrive: “parendome dece anni, ho voluto cum queste poche parole visitarle et augurarli felice viaggio et presto retorno. Io non posso stare senza affanno sì per non essermi concesso vederla ogni zorno”. Francesco era appena partito da 10 ore. Me fu viva cortella al core.

 

Bibliografia: Marilena Dolci, Isabella d’Este e Francesco Gonzaga. I segreti di una coppia 1490-1496, Sometti 2018

Immagine: Isabella d’Este, castello di Ambras

Cronaca di una morte annunciata. Il processo di Agnese Visconti e Antonio da Scandiano

La storia di Agnese Visconti parla di punizione, di politica maschile, di matrimoni giovanissimi e di una giustizia regolamentata ma poi da modificare a seconda delle esigenze. Agnese e il suo amante Antonio da Scandiano vengono arrestati il 27 gennaio 1391. Francesco I Gonzaga ritiene che l’adulterio della moglie è un crimine nei confronti del suo status. Oltre alla relazione reale che Agnese aveva con Antonio c’è da aggiungere la morte del padre Bernabò Visconti ad opera di Gian Galeazzo con il quale si schiera Francesco. Dalla legislazione comunale per gli accusati di adulterio non era prevista la pena di morte ma una una pena pecuniaria di 100 soldi per l’uomo e nessuna sanzione per la donna. Tra il 4 e 7 febbraio del 1391 si svolge il processo all’interno di una sala del palazzo – sala dei Cimieri – e non nel Tribunale. I giudici sono due: Obizzo dei Garsedini, una delle più note famiglie bolognesi, e Giovanni della Capra, un cittadino di Cremona con licenza in diritto civile. A questi si aggiunge il notaio Bartolomeo de Bomatiis, cittadino mantovano. I testimoni sono sette, tre uomini e una donna. Antonio da Scandiano l’amante, Iacopo Chayno il cameriere del signore, Pietro da Bologna che scopre l’amante, Sidonia di Pavarolo e Beatrixia le domicelle, Domina Brigida e Donna Isabeta la governante della figlia di Agnese. Il processo è di tipo inquisitorio e le prove sono schiaccianti soprattutto grazie al contributo delle due domicelle che rivelano una serie di intimi particolari. La fine del processo si risolve in breve: si legge agli amanti l’atto d’accusa, si chiede loro se riconoscono per vero quanto esposto – cosa che fanno – e i giudici danno un termine di 24 ore per preparare una propria difesa. Cosa impraticabile. La sera dell’8 febbraio scade il termine. La sera stessa o il mattino dopo, molto presto, Agnese e Antonio vengono condannati a morte. Lei per decapitazione e lui per impiccagione all’interno del brolo di Corte Vecchia. Giovanni Cavallo è il carnefice assegnato da giudici. La dote di Agnese e i beni di Antonio vanno al Comune di Mantova. Non ci sono testimoni, probabilmente non c’è Francesco. Il processo termina così.

Bibliografia: Elisabeth Crouzet-Pavan, Jean-Claude Maire Viguer, Decapitate. Tre donne nell’Italia del Rinascimento, Einaudi 2019

Immagine: Bernabò Visconti e Beatrice della Scala, genitori di Agnese (Cappellone degli Spagnoli, Chiesa di Santa Maria Novella Firenze, 1365-1367)

Un giorno e tre matrimoni per i Gonzaga

Il giorno 8 febbraio del 1340 avvenne un evento incredibile che sancisce l’affermazione della famiglia Gonzaga. In un solo giorno dicono il più importante sì ben tre generazioni. Si avvia così la famosa politica dei confetti.  Continua a leggere “Un giorno e tre matrimoni per i Gonzaga”